Autore: bebeto Pubblicato: 05/01/2010 19:04:50 Categoria: arte Letto: 9901 Rating: 3
La rappresentazione del nudo, si manifesta timidamente e senza regola (e forse senza precisi intenti), nell'arte egiziana (ad esempio, in un affresco da un sepolcro di Tebe, possiamo vedere delle serve che lavano e massaggiano le loro padrone.
Le serve sono completamente nude, e ciò era indicativo di una casta inferiore, al contrario le loro padrone hanno nudo solo il seno), per poi esplodere nella scultura greca, che già nel periodo arcaico si propone di raffigurare nudi gli atleti e anche certe divinità.
Con dinamico, stupendo progresso, dal rozzo Apollo arcaico del Museo di Atene (V secolo a.C), la scultura greca passa in pochi decenni (480 circa a. C.) alla quasi perfetta rappresentazione dei nudi guerrieri nei frontoni del tempio di Egina e, prima della metà del secolo, alle eleganti, movimentate figure del Tempio di Giove ad Olimpia ed agli splendidi nudi atletici di Mirone.
La nudità assoluta degli atleti greci alle Olimpiadi è uno dei tratti distintivi tra la scultura della Grecia arcaica e quella dell'Egitto di età saitica.
Ma non dimentichiamoci della Creta minoica. Qui, il ruolo della donna assumeva a volte aspetti rimarchevoli e la bellezza era intesa in senso prettamente erotico e non finalizzato ad esaltare l'aspetto atletico delle figure. Di ciò possiamo farci un’idea per mezzo della statuetta di terracotta policroma del museo Archeologico di Candia, in cui possiamo ammirare una fanciulla (o Dea) molto curata, ben vestita, di rango aristocratico, con il seno abbondante e nudo.
Storicamente si attribuisce a tre cause l'origine dell'abbigliamento: necessità di proteggersi dal caldo e dal freddo, pudore e sfoggio connesso al fatto di rendersi sessualmente eccitante.
La statuetta ci indica che le Cretesi di nobile lignaggio indossavano indumenti non per ripararsi dal freddo o da altro, ma al solo scopo di esaltare la bellezza femminile e di provocare il desiderio maschile. A ciò serviva la fascia alla vita che stringeva i fianchi con lo scopo di spingere in alto i loro seni nudi, in modo che la figura nel suo complesso risultasse longilinea, aggraziata, ma, sopratutto, seducente. E, nel contemplare la statuetta, non si può che rimanere ammaliati da tanto fascino ed erotismo.
Scrivono Anderson Black e Madge Garland nel loro Storia della Moda - De Agostini Editore:"Il pudore può venire espresso con l'abbigliamento, ma raramente rappresenta un motivo per cui nasce una moda. Il concetto di pudore varia enormemente ad ogni periodo, ogni civiltà ha sviluppato in maniera completamente diversa il modo di giudicare quale sia la parte del corpo umano da coprire o da scoprire. Quando la moda lo decise, le donne mostrarono il seno completamente denudato, così nell'antica Creta come durante il Direttorio dopo la rivoluzione francese."
Col V secolo a.C. l'osservazione dell'anatomia artistica del corpo umano si fa scienza in Grecia, e Policleto fornisce col Doriforo e il Diadumeno i canoni del nudo virile.
Nel IV secolo si estese anche lo studio del nudo femminile (Afrodite di Cnido di Prassitele, Afrodite di Cirene), e Lisippo indicò nuove proporzioni per la rappresentazione del corpo umano (Apoxyomenos, Lottatore Borghese, Venere de' Medici).
Imponenti capolavori (Venere Capitolina, Gallo morente, Gallo suicida, Venere di Milo, Apollo del Belvedere) si succedono fino all'età ellenistica. I romani ricavarono dai nudi greci numerosissime copie ed imitazioni.
Non parleremo qui delle raffigurazioni trovate a Pompei, perchè, a mio modesto avviso, rientrano più nel campo della pornografia che in quello dell'erotismo. Non dimentichiamoci che a Pompei vi era la più alta concentrazione di bordelli di tutto l'Impero Romano.
Interrotto nel Medioevo, lo studio del nudo riprende, in pittura e scultura, durante il Rinascimento (Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Correggio, Michelangelo, Rubens) ed è portato all'imitazione greca dai neoclassicisti.
Il Rinascimento è prodigo di nudi femminili e maschili, ma non lo è sul piano dell'erotismo. Il Nudo è inteso come studio dell'anatomia umana e solo raramente sfocia in qualcos'altro. Con il Correggio, ad esempio, in Leda e il Cigno si predilige l'affermazione della grazia femminile, della bellezza intesa come purezza, della lontananza da qualsiasi pensiero peccaminoso. Eppure, il quadro, a ben vedere, è carnale e suscita emozione.
Non così ad esempio lo stesso soggetto trattato da Leonardo da Vinci e da Géricault. Ove se nulla ho da obbiettare sulla qualità artistica delle opere, e come si potrebbe di fronte a simili capolavori, tutto vi è da recriminare sul piano del messaggio erotico.
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