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Il gioco

Autore: Emanuele Cinell
Pubblicato: 27/10/2010
Categoria: editoriale
Letto: 8187
Rating: 4

Sto andando al lavoro e, come mio solito, ascolto l’autoradio: è accesa sul mio canale preferito e stanno parlando di un argomento serio, che nulla ha a che fare con il sesso, ma proprio nulla, eppure ad un certo punto scatta la battutina, lo scambio ironico (ma sarà poi proprio così ironico?) tra i due presentatori, un uomo e una donna, e non è che sia stato l’uomo ad iniziare, no, proprio no, è stata lei, la donna.

Mi fermo all’edicola per acquistare una rivista di finanza, come spesso accade oggi, insieme alla rivista c’è un gadget per forzare un aumento delle vendite e che gadget: un bellissimo calendario con … no, no, non con i top della finanza mondiale, bensì con le top della malizia e dell’ammiccamento, ovviamente seminude (se va beh, seminude, non è che venga lasciato molto alla fantasia, giusto giusto la vulva e, talvolta, i capezzoli) e in atteggiamenti provocatori.

Arrivo a scuola e davanti alla stessa un bel cartellone pubblicitario per una festa nel paese vicino, di contorno, anzi no, altro che contorno, sulla metà del cartellone campeggiano due belle veline con minicostume e sguardo malizioso.

Nel pomeriggio devo fare un giro per la città, davanti a me cammina una ragazza, ad un certo punto le cade il cellulare in terra, si piega per raccoglierlo e … la, tutto il sedere in bella mostra; eh, si, questi pantaloni a vita bassa sono proprio una favola. Poco oltre un ragazzo seduto sulla panchina mostra indifferente ai passanti, altrettanto indifferenti, metà dei suoi glutei. Ferma all’incrocio, una signora di mezza età aspetta di attraversare la strada, mi da il fianco ma posso vederla piuttosto bene, veste in modo elegante, si vede che è una donna in carriera e probabilmente, vista la ventiquattrore in mano e il palmare, sta andando a qualche appuntamento di lavoro; una gonna nera a mezza coscia, scarpe pure nere con tacco medio e sottile, camicetta bianca con decorazioni in oro appena visibili, al di sotto si nota senza problemi un reggiseno bianco con imbottitura. Tac, tac, tac, il segnalatore per non vedenti anticipa lo scatto del verde per il passaggio pedonale, la donna si gira mostrandosi di fronte e … zacchete: la camicetta è sbottonata per metà lasciando bene in mostra l’ampio decolleté contornato da un reggiseno che copre solo la metà inferiore delle mammelle (già perché così si chiamano, strano che nolti non lo sappiano o se lo siano dimenticati, le tette si chiamano mammelle, il seno è l’incavo tra le due mammelle) e, giusti, giusti, i capezzoli.

Arriva la sera, mi stendo sul divano per osservarmi il telegiornale; apertura con un gossip e, ovviamente, bel primo piano dei due che si limonano, seguito da un campo lievemente più lungo dei due che scopano sul lettino della piscina. Secondo servizio, intervista ad una donna di successo, oviamente l’intervistatrice non può esimersi dal chiedere “secondo lei cosa manca alle donne di oggi?” La risposta, scontata, “La sensualità! Le donne oggi sono molto libere e intraprendenti ma hanno perso il concetto di sensualità, la capacità d’essere sensuali”.

Va beh, andiamo su Facebook a vedere se ci sono novità interessanti. Si carica la bacheca e … “Adotta anche tu una ragazza in mutandine”, “Quelli che la mattina ce l’hanno duro”, “W le tettone”, “Se non la lecchi, godi a metà”, e via dicendo sullo stesso tono e anche peggio.

Cambiamo strada, andiamo sui forum, forum che nulla hanno a che vedere con il nudismo, il sesso, la pornografia. Apro una discussione e … rizacchete, un bellissimo avatar con l’immagine di una bella ragazza, alta, slanciata, con le sole mutandine e in posa maliziosa. Controllo i nuovi arrivi, c’è un post di presentazione di una ragazza, una delle poche che capitano qui, sono poco più di 50 minuti che l’ha scritto e già ci sono diverse decine di risposte (chissà mai perché alle presentazioni dei maschietti dopo giorni le risposte si contano sulle dita di una mano): “ben arrivata, se vuoi ti ci accompagno io a…”; “ehi ma sei carina?”; “si, si, contala giusta,lo so io qual è la banana che cerchi”; e via dicendo.

Lungi da me voler fare il puritano, tutte le cose elencate sopra mi stanno anche bene, ritengo che sulle questioni morali nessuno abbia il diritto d’interferire nell’opinione degli altri, che ognuno abbia il diritto di farsi la propria morale e di agire secondo la stessa. L’importante è che nessuno imponga agli altri di agire secondo la propria morale (beh, si il discorso è decisamente più complesso, ma non è questa la sede per affrontarlo e ai fini del presente articolo basta quanto detto). Se una cosa mi da fastidio posso girarmi e non guardare, ma se guardo poi non ho nessun diritto di lamentarmi di quello che ho visto, soprattutto non ho diritto di criticare coloro che ho osservato, magari anche di gusto.

Ecco, premesso che non è un articolo sulla morale, veniamo al nocciolo della questione: perché nonostante tutto quello che avviene nella società odierna (che ho brevemente riepilogato con gli esempi), nonostante l’apertura mentale e morale della società odierna, nonostante si parli liberamente di sesso, nonostante si mostri il corpo nella sua quasi interezza, ecco nonostante tutto questo, come mai se si parla di nudismo, di spiagge nudiste, di strutture nudiste, scatta subito una reazione di ostilità e chiusura? Ma dov’è il nesso? C’è qualcosa che non mi quadra in questo. Quale sarà la differenza tra l’immaginare senza neanche troppa difficoltà e il vedere schietto? Perché l’ipocrisia di chi non si lesina in turpiloquio, in frasi evidentemente provocatorie sul piano sessuale, in ironie che male nascondono il desiderio di un incontro sessuale con l’altra/o, in distribuzione senza sosta d’immagini sessualmente provocatorie, ma nel contempo rifiuta a priori il nudismo? Perché?

Qui mi sorge prepotente e invadente un dubbio: non è che chi è contrario al nudismo lo sia solo per esorcizzare, più o meno inconsciamente, la paura di non potersi più divertire con tali cose, la paura di dover rinunciare alla malizia, la paura di doverla smettere col gioco sessuale fuori dal contesto sessuale?

Beh, se fosse così (e credo che per molti, anche tra coloro che pur accettando la presenza del nudismo sono restii a praticarlo, lo sia effettivamente) voglio rassicurarvi: nonostante ci sia una corrente di pensiero che vorrebbe, irrazionalmente e ingiustamente (in quanto fuori da ogni contatto con la realtà sociale odierna), presentare e imporre il nudismo come una cosa totalmente ascetica e asessuata, in realtà il nudismo non è un distacco totale dalla sfera sessuale, non è una rinuncia alla libido e i nudisti fanno sesso come tutte le persone normali del mondo, i nudisti SONO persone normali.

Si, certo, praticando il nudismo si superano i condizionamenti e gli stereotipi sociali, gli altri smettono d’essere oggetti da giudicare e criticare od oggetti per il piacere sessuale e diventano persone, si guarda all’essenza delle persone e non alla loro apparenza, l’aspetto fisico perde la posizione predominante (perché il nudista non è trasandato e sporco, anzi, solo non condiziona atteggiamento e idea sulla base del bello o del brutto, del giovane o del vecchio, del magro o del grasso), però non si perde e non si rinuncia al gioco, all’ironia, allo scherzo anche su base sessuale, sono solo meno invadenti, meno penetranti, più rispettosi dell’altro, alla fine più divertenti, anche per chi ne è provvisoriamente il bersaglio.

Non è nemmeno corretto credere che la visione continua e prolungata di altre persone nude possa, come sostenuto nel recente passato, e con un buon seguito, da un eminente psicologo, far svanire la libido; non è vero, era solo un’interpretazione fortemente condizionata e, forse, malignamente elaborata al fine di contrastare la naturale e inarrestabile tendenza a spogliarsi.

Anche le tesi Freudiane


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