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Logica illogica o illogica logica?

Autore: Emanuele Cinell
Pubblicato: 24/04/2010 11:49:38
Categoria: nudismo
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Tutti, in un modo o nell’altro, sostengono la logica del conoscere, dello studiare, dell’esaminare le questioni prima di dare un parere, prendere una posizione o deliberare in merito, eppure, quando si parla di nudismo tutte le logiche del mondo sembrano saltare e molti, tra gli oppositori e i dubbiosi, sono coloro che fanno affermazioni e formulano certezze senza aver mai minimamente avvicinato il mondo nudista, senza averne mai studiato le regole, senza averne mai approfondito l’essenza. Questo, purtroppo, avviene anche tra coloro che, più di tutti, dovrebbero attenersi alle logiche sopra menzionate, ovvero Consiglieri Comunali, Sindaci, Amministratori delle Istituzioni varie e politici in genere, sempre molto lesti nel recepire le lamentele avanzate dai soliti quattro gatti, ma, salvo rarissimi casi, assolutamente ciechi nei confronti del cospicuo numero di nudisti e dell’ancora più importante maggioranza tessile silente.

Uno dei luoghi comuni più frequenti è quello dei bambini. Ogni volta che si parla di nudismo salta fuori la frase “ma ci sono i bambini” ad affermare che non si può accettare il nudismo perché i bambini ne sarebbero in qualche modo danneggiati. Dove sono le prove di questo? Dove sono le dimostrazioni scientifiche? No, non perdete tempo a cercarle, non esistono! Esistono, invece, le prove e le dimostrazioni scientifiche dell’esatto contrario (“I bambini, il senso di vergogna e gli abusi” di Paul M. Bowman). Forse non si sa o più facilmente si vuole ignorare che almeno il 25% dei nudisti è costituito da nuclei familiari, e, con tale termine, mi riferisco alle coppie con figli, indi sussistono migliaia di esperienze reali dimostranti che i bambini non solo si trovano pienamente a loro agio nella nudità, ma crescono ben più sani, sia nel fisico che nello spirito. In Italia si vedono poche famiglie nudiste solo perché, non essendo il nudismo autorizzato se non in pochissimi posti (si contano sulle dita di una mano), sono costrette a fluire verso località e strutture estere, dove il nudismo non solo viene ampiamente ammesso, ma in molti casi è addirittura espressione stessa della cultura sociale del posto. Il bello è che anche i Sindaci e gli Assessori italiani che hanno rilasciato affermazioni del tipo “se il nudismo fosse fatto di famiglie nulla avremmo da obiettare e apriremmo parte del territorio al nudismo” nulla fanno affinché le famiglie nudiste possano essere indotte a frequentare i loro territori, anzi emettendo delibere che rendono il nudismo atto illecito le allontanano definitivamente.

Si vuole la botte piena e la moglie ubriaca, ci si perde nel cercare di capire se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani, ci si allunga in fulgide quanto inutili teorizzazioni del tipo “è nata prima la gallina o è nato prima l’uovo?” e, nel frattempo, si perdono tutte le possibili risorse turistico economiche che sono, con assoluta certezza, legate al nudismo: solo in Italia si stimano un due milioni di praticanti, certo non molti ma se consideriamo che in Italia non è facile essere nudisti e ancora meno praticare il nudismo, beh ecco che, come dimostrato da alcune indagini fatte anche in ambito non nudista, è facile ipotizzare che aprendo al nudismo i praticanti italiani potrebbero come minimo immediatamente decuplicarsi. Questo va a sconfessare la seconda assurda, perché non supportata da nessuna specifica indagine sociale, affermazione spesso esposta da Sindaci, Assessori, operatori turistici: aprendo al nudismo perderemmo una buona fetta del nostro indotto turistico.

 

       

Il terzo luogo comune è che il nudismo sia la causa della presenza di depravati sessuali. Assolutamente senza logica! Le depravazioni sessuali e le relative manifestazioni esistono da ben prima che vedesse la luce l’idea nudista (intesa in senso moderno, perché di fatto l’uomo è nato nudo e nudo ci è vissuto per diversi secoli; ancora ai primi del novecento esistevano comunità che non conoscevano l’uso dell’abbigliamento, nemmeno ridotto ai minimi termini). Depravazioni sessuali e relative manifestazioni, come dimostrato da diversi studi sociologici e dall’osservazione delle popolazioni che, nella prima metà del secolo scorso, ancora vivevano nella nudità totale, sono da imputarsi senza dubbio al pudore, al divieto sessuale, al nascondere il corpo, al desiderio che tutto questo fa nascere nelle persone e che, in alcuni casi, non viene contenuto sfociando nelle manifestazioni esibizionistiche, nello spiare le coppie appartate (o le spiagge nudiste), nelle violenze a carattere sessuale. Certo le spiagge e le strutture nudiste catalizzano in modo particolare tali soggetti, ma questo, se proprio vogliamo, potrebbe essere un bene in quanto:

  1. libera le altre spiagge e strutture dal problema;
  2. rende evidente la presenza di tali soggetti, che qui si sentono stranamente autorizzati ad esporsi di più, facilitando l’azione depurativa o, meglio ancora, rieducativa;
  3. nel tempo l’esposizione continua al nudo tenderebbe automaticamente a “curare” e far svanire tali soggetti.

Per altro ci sarebbe anche una semplicissima soluzione a questo problema: invece di creare “ghetti” nudisti, rendere, così come in diversi paesi stranieri (ad esempio la Spagna), l’uso del vestiario facoltativo pressoché ovunque, in tal modo i soggetti di cui sopra non si accentrerebbero tutti in un unico punto e sarebbero meno propensi a rendersi evidenti, nel mentre l’azione rieducativa del nudismo amplierebbe la sua portata coinvolgendo più persone ed estendendosi su un territorio più vasto.

Altri luoghi comuni scendono nelle banalità più pure, due esempi per tutti:

  1. “stare nudi è peccato”;
  2. “ma se i vestiti sono stati inventati ci sarà pure un motivo?”;
  3. “ma che difficoltà c’è a mettersi il costume?”.

L’ingenuità di chi pone queste domande è alquanto evidente:

  1. non è vero, nel Cristianesimo e in molte altre Religioni il nudo è altresì uno stato di purificazione o, comunque, ammissibile e accettabile, vedi “Religione vs Nudismo e Naturismo" di Massimo Lanari;
  2. i vestiti non sono stati inventati per nascondere il corpo, ma per proteggerlo dalle intemperie, dal freddo, dal contatto con superfici abrasive; all’uso dei vestiti come mezzi censori si è arrivati molto, molto dopo per via di strumentalizzazioni nate a seguito di esigenze politiche e/o religiose di controllo delle genti;
  3. i nudisti non hanno nessuna difficoltà a mettersi il costume e infatti lo fanno spesso dal momento che vi sono costretti; la domanda, anzi, le domande le fanno i nudisti a chi nudista non è: “ma che problema c’è a stare nudi?


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