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Nudismo e naturismo: la grammatica!

Autore: EmanueleCinelli
Pubblicato: 23/09/2012 07:52:51
Categoria: editoriale
Letto: 5630
Rating: 3

Le due sponde (Foto di E. Cinelli)
Quello della contrapposizione tra nudismo e naturismo, dell'uso corretto dei due termini e della confusione che spesso viene fatta è un tema che ho già trattato più volte ("C'è nudismo e nudismo, facciamo chiarezza", "Chi siamo, cosa siamo, è l'etichetta a farci diversi?", "Le parole", "Nudismo e naturismo: sinonimi o contrari?", "Viaggi intersiderali", "Nudismo: serve proprio una legge?", "L'esempio e l'orgoglio") e allora perché ritornarci sopra?

Premetto, innanzitutto, che a me personalmente per nulla m'infastidisce il fatto che ci si voglia definire naturista piuttosto che nudista anche quando, a mio parere, sarebbe più opportuno fare il contrario. Nel contempo, però, la mia insistenza sulla questione e la mia promozione all'utilizzo più ampio della parola nudismo al posto di quella di naturismo non sono discorsi sull'acqua fredda; perché direte voi?

Perché…

1) L'uso eccessivo, abuso, della parola naturismo, adottandola anche in quei tanti casi che in realtà nulla hanno a che vedere con il naturismo, in quei casi in cui la natura proprio non si vede o la si vede solo con il lanternino, ha determinato una grande confusione che rende difficile perfino a chi è dell'ambiente riuscire a raccapezzarsi, figuriamo a chi è fuori dall'ambiente; la confusione non è di certo un bene e alla fine non ha fatto altro che danneggiare sia il movimento nudista che quello naturista: per molte persone, e le comprendo benissimo… hanno perfettamente ragione, se sei nudo sei nudo e non naturale, se davanti a loro vai a definirti naturista anziché nudista quello che loro recepiscono è la tua vergogna nell'usare una parola che definisca esattamente quello che sei e/o stai facendo, cioè nudista / nudismo; se trasmetti vergogna evidentemente non puoi invogliare gli altri ad abbracciare il tuo stile di vita, se trasmetti vergogna non puoi che indurre gli altri a pensare che lo stare nudi sia cosa deplorevole.

2) La contrapposizione forzata tra nudismo (inteso come atto volgare e impuro) e naturismo (inteso come atto sano ed esemplare), voluta da alcuni di coloro che, talvolta inopinatamente, si definiscono naturisti, incentivando la confusione di cui al punto precedente e trasmettendo un stavolta esplicito messaggio di nudo come cosa disdicevole, ha apportato ulteriori e notevoli danni sia al movimento nudista che a quello naturista: a seguito della logica comunicativa non verbale "di fatto un naturista, nell'accezione consolidata in ambito nudista, sta nudo quindi fa nudismo, per cui è a sua volta uno sporcaccione".

3) Volenti o nolenti tutti noi singoli partecipiamo al fare comunicazione sui due movimenti (nudista e naturista), non parliamo poi di cosa rappresentino in tal senso le comunità (forum e gruppi associativi), i blog, i siti, le associazioni e le federazioni. Quando si fa comunicazione non ci si può esimere dal tenere in debita considerazioni il come tecnicamente avvenga la comunicazione (mittente, messaggio in partenza, filtri, messaggio in arrivo, destinatario), non ci si può esimere dal tenere in debita considerazione le regole della comunicazione, tra le quali in primis la chiarezza dell'esposizione, la precisione dei termini, la corrispondenza tra le parole e i fatti, l'evitare di aggiungere filtri ai filtri che naturalmente già si elevano e sempre condizionano (alterano) il messaggio che arriva all'interlocutore.

Ohibò, direte voi, ma sono temi già trattati! Si l'avevo premesso all'inizio di questo articolo, ma nelle precedenti occasioni ho considerato principalmente o solo l'aspetto logico e, se vogliamo, filosofico; ora, anche in considerazione di alcune precise obiezioni che nel frattempo mi sono state formulate, voglio trattare la questione sotto un'altra e ulteriore ottica, un'ottica che va a completare quanto detto in precedenza: quella della grammatica!

Partiamo da una delle obiezioni, che poi le raggruppa tutte, che mi è stata mossa in merito alle mie precedenti considerazioni: "Se usassi la parola nudismo, come faccio poi a spiegare la differenza tra nudismo ed esibizionismo? Di fatto gli esibizionisti stanno nudi, quindi sono nudisti!"

La risposta l'avrei anche già data ("Nudismo e naturismo: sinonimi o contrari?") ma visto che, a quanto pare, o non è stata letta o non è stata recepita, da blogger ho il preciso dovere di ripetermi e cercare una migliore spiegazione. Se vogliamo, poi, già nella domanda si trova la risposta (si usano due termini diversi, indi la differenza è già in quell'usare due parole diverse, ognuna con un suo specifico significato), ma visto che evidentemente chi formula tali obiezioni non riesce a notarlo da blogger ho il dovere di ripetermi e aiutare la visione di ciò che risulta invisibile.

Prima di tutto è, però, opportuno precisare che, volendolo, tutto è opinabile: se rifiutiamo a priori l'esistenza di regole non scritte possiamo mettere in discussione qualsiasi cosa, se partiamo dal presupposto che nulla sia imprescindibile possiamo fare a meno di parlane, se non ci mettiamo mai in discussione possiamo risparmiarci il tempo di leggere. Non ho la pretesa d'avere la verità in mano, anzi sono convinto che raramente ci sia una verità, ma che il più delle volte si debba parlare di tante verità, una per ogni visione della cosa, talvolta però, come in questo specifico caso, ci sono parallelismi che rendono il discorso meno evanescente, meccanismi che ci permettono di limitarne i contorni.

L'assegnazione dei nomi alle condizioni avviene sulla base dell'aspetto esteriore della cosa (ad esempio: rosso, giallo, alto, basso, magro, grasso, peloso, glabro, capellone, pelato, pulito, sporco, nudo, vestito e via dicendo); la nominazione delle attività è invece cosa più complessa, raramente si fa riferimento all'aspetto esteriore e mai usandolo come unico o anche principale riferimento, si guarda, invece, alle finalità specifiche dell'azione.

Così è che il pastore che porta le vacche all'alpeggio, pur andando in montagna per espletare questo suo lavoro, non è un alpinista, che è invece colui che in montagna ci va per il solo gusto di andarci, per il piacere di salire o anche solo percorrere le montagne, cioè, come si usa definire le attività fisiche di tipo ludico, per sport.

Così è che il ladro che ogni volta sfugge agli inseguitori per il suo allenamento alla corsa non è un corridore, il quale è, invece, colui che corre per diletto o per agonismo.

Così non è ciclista l'operaio che, dentro la grande fabbrica, deve spostarsi con la bicicletta; non è pilota la persona che usa l'auto per andare a spasso; non è aviatore


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