Autore: EmanueleCinelli Pubblicato: 10/08/2013 18:14:12 Categoria: sport Letto: 5169 Rating: 5
Se siete sufficientemente allenati da poter camminare senza problemi per sei / sette ore e superare, nel contempo, un dislivello superiore ai mille e cento metri (1120 per la precisione), questo magnifico giro fa giusto per voi.
Sia in salita che in discesa, solo per brevissimo tratto si gode dell’ombreggiatura del bosco, per il resto si attraversano scoperti pascoli e tundra alpina, nonché, nelle parti più alte del percorso, tratti di ganda e, a seconda della stagione, chiazze più o meno estese di neve. Lungo la discesa troviamo l’unico vero punto di appoggio (e rifornimento idrico), il rifugio Tita Secchi, per il resto solo abbandonati casinetti e qualche malga, di cui una sola (quasi a fine cammino) ancora in funzione e abitata.
Splendidi i panorami che si possono godere, specie nella parte alta della salita dove lo sguardo scavalca il crinale del Termine per allungarsi verso le altre e più alte cime dell’Adamello e del Brenta, ma ancor più in là, girandosi più a est, si possono intravvedere le cime dolomitiche, il lungo crinale del Monte Baldo e le montagne che separano il lago di Garda da quello d’Idro. Dal passo di Blumone, punto di massima elevazione raggiunto dal giro, o poco sotto lo stesso invece lo sguardo si può allungare verso ovest per inquadrare il Bernina, Il Rosa e il Gran Paradiso, mentre verso sud si possono vedere, dietro i monti del Maniva, Crestoso, Muffetto e Guglielmo, quelli degli Appennini; ciliegina sulla torta l’iride blu del Lago della Vacca, bacino artificiale che si colloca proprio sotto il detto passo e nei cui pressi sorge il già citato rifugio Tita Secchi.
Due sono i possibili percorsi, qui vi propongo quello indicato con il numero 27, che sale con percorso più diretto e ripido, ma anche più breve e molto meno frequentato per cui più adatto ad essere percorso in nudità. Purtroppo la discesa avviene in zona molto frequentata per cui, in alta e media stagione, la possibilità di stare nudi è decisamente vicina allo zero!
Si parte dal parcheggio in fondo alla strada della piana del Gaver (1513 m, vedi istruzioni di accesso sotto la descrizione dell’itinerario). Da questo si segue la strada sterrata in direzione opposta a quella di arrivo e, dopo un centinaio di metri (palina segnaletica), a sinistra si prende la larga mulattiera che porta al passo del Termine (segnavia numero 26). Immediatamente ci si alza con ripidi tratti e alcuni tornanti in fianco destro orografico della Valle del Caffaro, scavalcata la condotta forzata la mulattiera si spiana e taglia a mezza costa entrando nella testata della Valle del Caffaro; sul lato opposto della valle si vede la piccola costruzione di Malga Blumone di Mezzo. A seconda della stagione, del giorno e dell’orario potrebbe essere possibile liberarsi dai vestiti in un punto più o meno vicino al parcheggio.
Giusto il tempo di riprendere fiato e si ricomincia a salire con ampi tornanti fino a uscire dal bosco ed entrare nell’ampia e verde conca della Malga Blumone di Sopra (1801 m, 1 ora; probabilmente qui giunti potrete liberarvi dai vestiti). Una breve discesa e un altrettanto breve tratto pianeggiante e poi nuovamente salita, sempre in fianco destro orografico e sempre per la comoda mulattiera, residuato della Grande Guerra. Superati altri trecento metri di dislivello, in mezz’ora si perviene al Casinetto di Blumone (2100 m), oltre e sotto il quale si estende una verdissima e piana vallata, per la quale prosegue il sentiero 26. Dietro di noi, imponente ed evidente, svetta il Cornone del Blumone, che, da questo momento in poi, ci farà da costante riferimento e compagnia.
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Dieci metri prima del suddetto casinetto prendiamo a sinistra il sentiero 27 (palina segnaletica; qui è sicuro che ci si può liberare dalla costrizione delle ultime vesti ancora rimaste), che inizialmente ritorna verso sud per aggirare un primo dosso erboso. In una decina di minuti, continuando a girare fra i vari ondulati dossi erbosi, si perviene ad una vecchia strada selciata ormai invasa dalle erbe, per questa in breve ad una solitaria conca erbosa, dominata da un ponte in legno. Poco prima del ponte l’ottima segnaletica ci indirizza a sinistra per prendere un sentierino nell’erba che, in pochi metri, ci conduce alla base del vasto pendio di erbe e rocce compreso tra il versante nord del Cornone di Blumone e quello sud dello Scoglio di Laione. Coperto ma intuibile, a destra della cresta nord del Cornone di Blumone, il Passo di Blumone. Sull’opposto versante, lungo la mulattiera che sale al passo del Termine, evidenti sono i segni della Grande Guerra, tra i quali i ruderi dell’Ospedale