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Media, nudismo e ... verità

Autore: Emanuele Cinell
Pubblicato: 21/03/2010 20:00:00
Categoria: editoriale
Letto: 6839
Rating: 4

Pensieri
Inizia la primavera e con essa s’incomincia a pensare alla spiaggia, al sole, all’aria aperta, al lago o al mare e a tutte le altre attività tipicamente estive. La nostra mente evoca paesaggi bucolici e ci trasporta in un viaggio mentale attraverso le strade dei desideri e delle aspettative, tra queste forte la speranza di poter passare un’estate tranquilla, di potersi permettere un estate da vivere totalmente e intensamente nell’ottica dello stile di vita nudista.
Purtroppo a questo punto la mente non può evitare di rievocare in noi i problemi del recente passato, i diversi focolai di opposizione al nudismo, le diverse ipocrisie della società e le nostre speranze vengono crudamente ridimensionate, i desideri devono tornare a fare i conti con la realtà e lo sconforto prende il soppravvento, inondando l’animo di tristezza.
Una domanda allora si affaccia alla finestra dei pensieri: “Nessuno di coloro che si oppone alla diffusione del nudismo ha mai provato a fare nudismo; dato che la certezza deriva solo dall'aver provato e senza provare non ci può essere certezza, allora perché mai si confonde il pensare e il credere con l'essere certi?” Difficile rispondere e alla fine, forse, non è nemmeno importante in una società che, attraverso il giornalismo di parte e l’opinionismo spettacolarizzato, sta completamente cambiando il senso della parola “verità”, in una società che, attraverso i reality e altre trasmissioni assimilabili (talk show, casting, eccetera), sta abituando le persone a credere nella finzione, nella rappresentazione forzata e quindi fallace della vita quotidiana.

D’altra parte, può esistere “la verità” o esistono più verità?
Lungo sarebbe il viaggio necessario a dare una risposta, proviamo a tagliare corto con un esempio.

Recentemente è andato in onda un servizio su Cap d’Agde, conosciuta cittadina della costa sud francese avente la prerogativa d’essere interamente nudista: in questa città i vestiti sono assolutamente facoltativi. Parallelamente nella città si è sviluppata da tempo anche la trasgressione sessuale, inizialmente in forma isolata e riservata, ovvero, così come avviene in ogni città del mondo indipendentemente dal nudismo, all’interno dei Club Privè, delle stanze d’albergo o delle case private; poi però diviene sempre più palese ed evidente: negli piscine degli alberghi, nelle spiagge, per le vie della città e in ogni altro luogo pubblico.
Il servizio, realizzato dalla nota trasmissione “Le Iene” di Italia 1, che poi ne ricalca sostanzialmente uno precedente sempre fatto da loro, si presume voglia per l’appunto mettere in evidenza e in discussione questo secondo aspetto della cittadina, calcando la mano sull’assenza apparentemente generalizzata di protezioni dalle malattie trasmissibili per via sessuale, ossia il mancato utilizzo di preservativi. Due obiettivi assolutamente leciti e del tutto condivisibili, sennonché il servizio parte parlando di naturismo e, soprattutto, di nudismo, mettendo in risalto anche questi aspetti della cittadina, parlando della presenza di famiglie, portando, forse, l’ascoltatore ad accomunare le due cose, sesso e nudismo, se non addirittura aprendo il sospetto alla pedofilia.

Molte, quindi, le domande che sorgono spontanee in merito a detto servizio:

  • Perché viene rifatto ex novo un servizio già mandato in onda non molto tempo prima?
  •  Perché una trasmissione italiana e che si rivolge agli italiani va proprio in Francia a sviluppare un servizio?
  •  Perché “Le Iene” si occupano di un qualcosa che, tutto sommato, viene fatto, senza violenza alcuna, tra persone adulte e consenzienti, quando esistono molti veri reati da poter trattare?
  •  Perché ci si scandalizza per Cap d’Agde quando le stesse cose avvengono in tutte le città tessili del mondo?
  •  Perché si pone l’accento sulla presenza degli Italiani, quando non sono di certo gli unici e i più numerosi?
  •  Perché si attacca calcando la mano sul sospetto verso il vicino di casa, il collega, l’amico, eccetera?
  •  Perché “Le Iene” si accaniscono su Cap d’Agde, nota appunto per la sua essenza anche trasgressiva, e ignorano le altre centinaia di località nudiste note per non essere trasgressive?
  •  Perché si definisce come attività prevalente di Cap d’Agde quella della trasgressione sessuale senza specificare che chi non è interessato a questo può tranquillamente trascorrere le proprie vacanze in questa località senza entrare in contatto con tale aspetto?
  •  Perché si visualizzano immagini di famiglie nude in spiaggia, bimbi compresi, e poco dopo si gira sulle scene di sesso?
  •  Perché il servizio parte dal nudismo per arrivare al libertinaggio sessuale?
  •  Perché al naturismo e al nudismo viene riservato solo un piccolo spazio all’inizio del servizio?
  •  Perché la distinzione tra nudismo e trasgressione sessuale viene fatta in modo così poco palese?
  •  Perché si chiude il servizio con un richiamo all’uso del preservativo, senza ritornare sulla distinzione tra nudismo e trasgressione sessuale?

Dalla somma di queste ne viene un’ultima ma non meno importante domanda:

  •  Il servizio è stato fatto solo per parlare di Cap d’Agde e del libertinaggio sessuale o anche per indurre nell’osservatore l’idea che nudismo sia sinonimo di libertà sessuale, esibizionismo, scambismo, eccetera?

A molte di queste domande possono rispondere solo i curatori del programma e del servizio, noi possiamo limitarci a considerare quale sia la natura e l’obiettivo del programma stesso, anche se, purtroppo, sul sito di “Le Iene” non sono rintracciabili ne il format ne gli obiettivi del programma, possiamo quindi dare solo una definizione approssimativa (restando a disposizione dei curatori della stessa per loro eventuali precisazioni) dicendo che trattasi d’una trasmissione pseudo giornalistica volta più a fare spettacolo e scalpore che a dare inappuntabile informazione.

Spiaggia
Essendo palese che il semplice nudismo non può fare ne spettacolo ne, tutto sommato, grande scalpore, ecco che l’argomentazione e il taglio del servizio dovevano necessariamente ricadere sulla trasgressione sessuale.
Si poteva certo evitare l’attacco partendo dal nudismo, ma si può ipotizzare, con buona approssimazione, che nell’intenzione della regia ci fosse proprio la volontà di segnalare all’osservatore che il servizio non trattava di naturismo e di nudismo ma di altro. Infatti nelle scene messe in apertura del servizio si evidenziano, brevemente ma comunque in modo chiaro e ben definito, due aspetti importanti:

  1.  i naturisti e i nudisti hanno tentato di contrastare il diffondersi della trasgressione sessuale;
  2.  la spiaggia è suddivisa in due zone ben distinte, quella “classica” e quella dove tutto è concesso.

E allora … Viene indotta nell’osservatore l’idea che nudismo sia sinonimo di libertà sessuale, esibizionismo, scambismo, eccetera?

Si e no, direi. Se parliamo di certezza direi assolutamente no; se parliamo di dubbio allora possiamo effettivamente temere che alcuni spettatori siano stati effettivamente indotti a pensarlo. Alcuni, non tutti, perché? Perché non è


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