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Lido di Dante e le castronerie ricorrenti

Autore: a_fenice
Pubblicato: 28/07/2011 23:51:24
Categoria: nudismo
Letto: 9342
Rating: 4

Non riuscirò mai a capire perchè i media, ma soprattutto la gente che li utilizza, prima di aprir bocca, prima di scrivere, non si informano sulla realtà dei fatti.

Quest'anno abbiamo avuto notevoli riprove di un uso sconsiderato delle penna di autori anche autorevoli, ma che hanno indotto molti nudonaturisti a sconcertanti deduzioni assolutamente fasulle e inesistenti.

La semplicità con cui viene usata la penna, i titoli da strillone di strada, mettono paura, su delle realtà di fatti ben diverse da come effettivamente sono.

A cosa mi riferisco?

A due fatti associati, anche se distanti fra loro.

La storia riguarda, in questo caso, la storica e ormai mitica spiaggia nudista di Lido di Dante.


Il tutto ebbe inizio nel 2006, quando un membro del consiglio regionale dell'Emilia Romagna, portò in discussione e relativa approvazione, il primo disegno di legge sulla pratica naturista libera e regolamentata in pubblico.

Il disegno di legge era stato stilato dal presidente di una nota associazione naturista locale, e ovviamente prendeva in considerazione situazioni probabili a tutto tondo. Peccato che fu scritto in un modo non "libero", ma vincolante, e con poche spiegazioni in merito, come si conviene, in vero, a quasi tutte le buone leggi in vigore.

Solo che quei vincoli davano adito a troppe interpretazioni diverse, e son alla fine diventati castranti per i naturisti di un posto in particolare: la spiaggia di Lido di Dante.


Proviamo a spiegare.

La legge nell'art 3, comma 2, dice: Nelle aree pubbliche destinate al naturismo dovranno essere costruite semplici infrastrutture destinate a servizi che siano scarsamente visibili, non inquinanti, rispettose dell'ambiente e degli eventuali vincoli esistenti.

Ho messo in evidenza le due malefiche parole che ormai da anni ci fanno litigare con tutti.

DOVRANNO: è un chiaro richiamo all'obbligo di fare un qualcosa.

SERVIZI: nelle intenzioni dello scrivente, e della sua firmataria, sotto la parola servizi poteva essere compreso tutto ciò che riguarda le migliorie civili proponibili in una spiaggia: toilette, bar, affitto ombrelloni, recinzioni, passerelle su eventuali dune, e cosi via dicendo.

Queste due parole furono la fine del nudismo autorizzato e in concessione a Lido di Dante, cosi come il 2006 fu l'ultimo anno in cui il comune dette la concessione di 500 metri alla pratica nudista in loco.

Quando nel 2007 l'associazione si presentò per riavere l'annuale concessione, gli fu risposto che data la legge, era evidente che -per autorizzare una zona alla pratica naturista occorreva installare servizi, che il comune identificò come SERVIZI IGENICI-.

Ora, dato il fatto che la zona interessata è all'interno della riserva naturale della Pineta di Lido di Classe, e appartiene al più grande Parco del DELTA DEL PO, ivi è fatto divieto assoluto di costruire alcunché; ovvia conseguenza anche dei semplici wc, sia chimici che fissi.

Molte le proposte in merito, molte le discussioni inoltrate.


Solo per la storia:

- fu fatta la proposta di installare wc chimici, ma la forestale, che ha giurisdizione in loco, disse che di mezzi a motore che entravano in spiaggi per lo svuotamento dei wc non se ne parlava proprio; al comune non parve il vero di togliere anche i bidoni dell'immondizia che ogni anno installava lungo la spiaggia, direi un risparmio di non pochi euro;

- fu fatta la proposta, tramite il consigliere Bucci e il proprietario del camping Classe, di installare i wc presso la cosiddetta "casa della cooperativa" (già esistente all'interno della pineta) e nel terreno del campeggio confinante con il viale principale della pineta, distante solo 100 metri circa dalla spiaggia; nonostante nei lidi maggiori (vedi Punta Marina e altri) i bagni esistenti si trovino a più di 200 metri dalla riva, sindaco e assessori vari conclusero che i luoghi proposti non asservivano agli scopi, essendo troppo lontani da chi avrebbe dovuto usarli;

- venne interpellata la regione, chiedendo la spiegazione di quel famigerato termine "servizi", che puntualmente rispose come meglio non si sperava: niente ombrelloni, niente bar, niente passerelle, solo servizi igenici.

Senza continuare con una noiosissima sequela di botta e risposta, alla fine la conclusione è stata ed è una soltanto: non si può autorizzare la pratica naturista a Lido di Dante, perchè la stessa legge che doveva liberalizzarla, era castrante e ne vietava l'autorizzazione per la non possibilità di installare un BUCO DA CESSO.


Ora una minima considerazione appare ovvia:

1) la spiaggia è lunga 2,5 km: è mai pensabile che qualcuno che stia in cima, per fare eventuali bisogni fisiologici, si faccia 2 km almeno di passeggiata per espletarli?

2) è mai pensabile che se colui che ne avesse bisogno, sia un tessile, o come comunemente si chiama, un costumato, non abbia le stesse necessità fisiologiche di un nudista? Cosa cambia?

Ma qui ormai scendiamo nelle questioni di lana caprina.


Nel 2010 invece succedono due fatti particolarmente interessanti.

In comune, per la prima volta, una serie di consiglieri di vari schieramenti votano ed approvano una mozione con la quale chiedono alla giunta di trovare soluzioni di fattibilità per riautorizzare la pratica naturista, dato il fatto della sua potenzialità di apporto turistico notevole e proveniente ormai da mezza Europa.

La forestale si riappropria dei suoi confini territoriali e, dopo sue ricerche (versione ufficiale), scopre che nella spiaggia della Bassona (cosi si chiama il territorio della spiaggia nudista) nidificano ben 3 coppie di Fratini e Fraticelli, su 10 individuate nel Parco del Delta del Po.

Da qui la necessità di riservare un buon pezzo di spiaggia a loro.

Questi uccelli


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