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Passione nudismo

Autore: EmanueleCinelli
Pubblicato: 20/12/2014 21:44:01
Categoria: editoriale
Letto: 4978
Rating: 4

“Lo so che lei ha la passione per il nudismo.”

Chissà quante volte me l’avevano detto e non ci avevo mai dato peso, chissà perché quel giorno, invece, quella frase è risuonata in me a lungo, dandomi una sensazione di stranezza, qualcosa che mi ha indotto a ragionare e pensare. Ragionandoci ho compreso che non era stata la frase in se e per se a suonarmi male, ma piuttosto una sola delle parole in essa contenuta, una parola che ho sentito estranea al mio essere, avulsa al mio stile, insignificante o addirittura inadatta a specificare come io abbia scelto di vivere.

Perché questa mia reazione? Perché questo mio fastidio?

Al momento non sapevo dare una risposta, ma poi ho metabolizzato e capito: direste voi, ad esempio, che alimentarsi è una passione? No di certo, mangiare può essere una passione (e anche una malattia), alimentarsi no, alimentarsi è un'esigenza fisiologica. Analogamente il nudo può essere una passione (e anche una malattia), il nudismo no, il nudismo è un’esigenza fisiologica e uno stile di vita.

Dal vocabolario: “Passione - Sofferenza fisica o spirituale. Momento o motivo della vita affettiva caratterizzato da uno stato di violenta e persistente emozione, specialmente in quanto riconducibile a un ambito erotico-sentimentale in contrasto con le esigenze della razionalità e dell’obiettività. Qualsiasi atteggiamento o comportamento assunto passivamente nell’ambito della vita morale o anche intellettiva. Vivace inclinazione per lo più lodevole o comunque non riprovevole”.

Or dunque, il nudismo…

  1. Mi provoca si sofferenza fisica e spirituale (la sofferenza di dover stare troppo tempo e troppo spesso vestito) questo, però, non è causa diretta del nudismo, ma piuttosto scaturisce dal fatto che il nudismo non è più una condizione sociale di norma e ancora stenta a ritornarci.
  2. Non riguarda la mia vita affettiva, né tantomeno l’ambito erotico-sentimentale ed è tutt’altro che in contrasto con le esigenze di razionalità e obiettività, se non per colpa di una società corrotta nella visione del corpo e della natura.
  3. È senz’ombra di dubbio un atteggiamento e, soprattutto, un comportamento, ma è assunto tutt’altro che passivamente.
  4. Si di inclinazione si può parlare ed è anche lodevole, ma si va ben oltre. Inclinazione è il sentirsi portati verso un atteggiamento e non ne implica l’applicazione materiale, il nudismo, invece, lo si vive quotidianamente sia a livello mentale che pratico.

È ben vero che ci sono nudisti che dichiarano di non sentire l'esigenza di stare nudi, che per loro nudi o vestiti non fa differenza, ma è questo sufficiente motivo per dire che la nudità non sia un’esigenza fisiologica?No, non lo è e il motivo è semplice: direste che l’alimentazione non è un’esigenza fisiologica visto che ci sono persone che non sentono l’esigenza di mangiare?

No! Le persone di cui sopra, per varie e lecite motivazioni, intanto il più delle volte si mettono nude solo poche giornate all’anno e poi o comunque, sono contemporaneamente assoggettate a delle esigenze più forti di quella del nudo, oppure (o congiuntamente) non si sono ancora totalmente liberate dai condizionamenti della società tessile.

La riprova materiale del fatto che il nudismo sia un'esigenza fisiologica, sta in quello che tutti i nudisti affermano: “una volta provato non ne puoi più farne a meno”. Questo avviene non di certo perché ci si crea un condizionamento psicologico alla nudità (infatti basta una sola giornata di nudo per poi percepire l’esigenza del nudo), caso mai accade perché ci si libera dai condizionamenti della società tessile e la pelle recupera la sua fisiologica sensibilità infantile, una sensibilità che è stata alterata e ridotta dall'abitudine di vestirsi. A seguito di tale rieducazione epidermica si riprende a percepire, così come fa l'infante, il fastidio del vestito contro la pelle.

Bisogna poi considerare che essendo i testicoli e le ovaie molto sensibili alle variazioni di temperatura e, nel contempo, necessitando di una temperatura il più costante possibile, la natura ha collocato i nostri sensori del caldo principalmente nei genitali. Ecco che coprire i genitali è proprio un'abitudine anti fisiologica: imbrogliamo i nostri sensori e alteriamo la loro funzione naturale. Il fatto che col freddo ci si debba comunque coprire non sta a significare che lo stare nudi non sia un'esigenza fisiologica, vuol solo dire che in quel momento s'instaura un'altra esigenza fisiologica più rilevante: evitare l’assideramento o, comunque, un eccessivo raffreddamento del corpo.

Il nudista non si mette nudo appena può, bensì si veste quando non può farne a meno.



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