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Onda Pride 2019: 1 - 30 giugno

Autore: a_fenice
Pubblicato: 01/06/2019 22:54:44
Categoria: editoriale
Letto: 4207
Rating: 4



Ci siamo. Da oggi fino al 30 giugno in moltissime città del mondo intero viene celebrato il Gay Pride, creando cosi l'Onda Pride mondiale.
Non dovunque è possibile, molti saranno i morti a causa di contrasti con fedi arcaiche e impossibile, nonchè con ideologie omofobe.

Cosa centra questo evento con i nudisti?

Moltissimo!!!
Innanzi tutto i gay sono una "minoranza" come i nudisti, e come loro lotta ovunque per vedere riconosciuto il semplice diritto di "esistere" e poter vivere la propria vita senza che chi la pensa in modo diverso faccia di tutto, fino ad uccidere, ancora, nel 2019, perchè.... già perchè, una domanda che ogni umano di intelligenza media si fa ogni giorno.
Poi perchè negli ultimi anni i gay han saputo dimostrare che dividersi tra mille fazioni non serve, anzi disperde le forze e non fa capire "all'altra parte" quali sono le reali richieste ed esigenze di libertà richiesta, che son del tutto rispettose delle libertà altrui.
L'elenco potrebbe essere lungo, ma abbreviamo, tanto chi usa l'intelletto saprà trovare assonanze e unità di percorsi, chi odia loro odia noi, e anche qui, ahimè, la storia è identica.

Ma un particolare, ultimo nella descrizione ma non certo meno importante, è che il sito sta procedendo da anni nella strada del rispetto integrale di ogni identità, purchè questa non invada le altrui libertà, combatte forme di razzismo cosi come di omofobia, e ormai da tre anni è sceso in campo dicendolo a chiare lettere e avendo creato una sua bandiera/logo che dice chiaro come la pensiamo.

Basterebbe questo per procedere, ma ci sentiamo in dovere di chiarire ancora una volta cosa è un Pride, come è nato, cosa rappresenta, perchè viene celebrato, per renderne edotti chi, etero, gay, bisex, trans o altro si faccia le giuste domande su questo evento.

La nascita: Stonewall

New York 1969: la storia racconta le oppressioni che politica e polizia faceva al mondo gay, che viveva semisommerso per non finire malmenato o peggio in galera. Il 27/6/69 ci fu un'irruzione notturna nel gay bar "Stonewall Inn"

Stonewall Inn, oggi




Quella notte ci fu una donna, trans, Sylvia Rivera, che era stanca di subire le continue repressioni.
Quella notte gettò una bottiglia contro un poliziotto.
Esistono diverse versioni sul perchè quella retata fosse particolare, ma il succo è che per la prima volta qualcuno osò ribellarsi.

Da li segui un tafferuglio, botte da orbi come si direbbe oggi, da ambo le parti, cosa che attirò attenzione, arrivo di altri poliziotti, ma anche arrivo di altri frequentatori di bar vicini simili, che in tre giorni portò (dice la cronaca) ad almeno un migliaio di manifestanti contro questa forme di regime oppressivo.

La data del 28 Giugno è stata poi fissata come ricordo di quella rivolta, ricordando a tutti che "chi si fa pecora, il lupo se lo magna".

Per chi volesse approfondire https://it.wikipedia.org/wiki/Moti_di_Stonewall

Gay Pride

Da Wikipedia: l'espressione inglese gay pride (letteralmente: orgoglio gay) richiama in italiano due concetti distinti: quello di fierezza gay e quello di pride parade (parata dell'orgoglio), la marcia dell'orgoglio gay che mantiene in vita la memoria dei moti di Stonewall del 1969. Attualmente si preferisce spesso usare solamente l'appellativo pride, che comprende tutte le realtà arcobaleno. Fanno parte del pride anche le coppie bisessuali e trans.
***
L'"orgoglio" si basa su tre assunti: che le persone dovrebbero essere fiere di ciò che sono, che la diversità sessuale è un dono e non una vergogna, che l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono innati o comunque non possono essere alterati intenzionalmente.

In Italia il primo pride risale al 1972, a Sanremo.
Il primo pride nazionale si svolse invece nel 1994, tra gli organizzatori Imma Battaglia e Vladimir Luxuria.
Dal 94 al 99 il Pride vide alterne vicende, confusione e lotte intestine tra diverse associazioni omosessuali, tanto che molti eventi (ancora celebrati in una o due città solamente) videro partecipazioni scarse, disorganizzate, senza il vero spirito del pride a guidarle.
Nel 95, Franco Grillini, lanciò l'idea di una pride a Roma, per il 2000, in occasione del Giubileo (NDR: vorremmo ricordare che nonostante le molte dicerie e accuse, il Cristo non ha mai proferito parola nello specifico contro la sessualità delle persone, ma sono gli ambienti gerarchici, e ancor più i bigotti o falso tali [vedi Salvini, Adinolfi, Fontana, Meloni e altri simili] che si appellano al Levitico 20-22, e inneggiano molte forme dirette o indirette di proclami contro il mondo LGBT, o se al massimo riconoscono a parole di lasciare la libertà di unirsi, contestualmente mettono in atto tutto ciò che è possibile per contrastare e denigrare il fenomeno. Ricordo inoltre che moltissimi del popolo LGBT sono credenti, in Cristo, non nella gerarchia omofoba, tanto che all'estero ci sono moltissime chiese e comunità protestanti vicine)








La vicenda assunse aspetti scabrosi, Arcigay che entrò in lotta col Circolo Mario Mieli, e altri circoli tra di loro. La solita storia di voti votanti e riconoscimenti dei numeri di soci (più o meno come la nostra "vecchia" Fenait).
A pochi mesi dall'evento si cominciarono a ritirare i vari gruppi e associazioni, tanto che tutto puntava al fallimento.
Ma evidentemente il Padreterno ci mise lo zampino, e stuzzicò le gerarchie ecclesiastiche a protestare contro la paventato Pride di Roma.
Tanto fu che TUTTI, ma proprio TUTTI, senza tanti orpelli organizzativi, senza tante menate, dissero ANDIAMO.
Il primo WORD PRIDE di ROMA del 2000 raccolse dai 500.000 al milione di partecipanti.
Da allora ogni anno è stato un crescendo.
La voglia di manifestare, far riconoscere i propri diritti, far riconoscere la LIBERTA' DI ESISTERE E DI VIVERE, è cresciuta nella coscienza di molti, tanto che ormai i Pride sono sempre più numerosi in molte città italiane.
Da notare che dal 2014 si è scelto di non scegliere più una sede Pride Nazionale, ma ogni Pride di per se è manifestazione nazionale.
Tanto che viene coniato appunto ONDA PRIDE, per non fare distinguo di sedi ma non solo, nemmeno di "categoria".
Infatti negli ultimi anni, forse esagerando, forse correttamente, altre realtà sono state aggiunte al vecchio LGBT, comprendendo ogni categoria diversa dall'eterosessuale, ma esistente e ugualmente osteggiata in tutto, coniando acronimi tipo LGBTQ, LGBTI, LGBTQI.
Ma questi acronimi ad oggi vengono per lo più usati per occasioni particolari, e tutti riconoscono l'universalità di LGBT a prescindere, che comprende ugualmente tutti.
Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Gay_pride

 Le Istituzioni?

Paese che vai istituzione che trovi.
Nei paesi islamici ancora esiste la pena di morte, in alcuni ultraortodossi c'è la chiusura più totale, da noi... molti predicano uguaglianza e mancanza di diversità, ma siamo ancora lontani mille miglia (matrimonio, adozione, antiomofobia, per non parlare di Family Day, carte identità modificate, feriti e uccisi, e sucidi giovanili, lo scandalo più assoluto).
Poi esistono realtà che quando le vedi ti sembra di essere andato in un altro mondo, un qualcosa di alieno e impossibile.
Vi allego qualche foto scattata a Brighton


















Gay Pride = Carnevalata oscena

Non può mancare chi si sente offeso dai costumi e dall'allegria che caratterizza un Pride, ogni Pride.
Molti sono coloro che dicono: ma perchè non andate ben vestiti, in giacca e cravatta, in modi dignitosi e senza culi di fuori.
Domanda: questi signori, dall'opinione rispettabilissima, conoscono il Pride, le sue origini, i suoi significati, che aumentano paese per paese dove viene svolto?

Vi regalo un articolo in merito, da chi sa scrivere meglio di me:

https://www.gaypost.it/pride-carnevale-omofobia-interiorizzata

Di Dario Accolla Inserito il 9 aprile 2016 In Rainbow

Eppure l’omofobia interiorizzata ve l’avevamo già spiegata: perché di questo si tratta, se pensi che il pride sia un orrido carnevale. Giusto per toglierci il sassolino dalla scarpa e chiamare le cose con il loro nome. Sì, perché abbiamo pubblicato pochi giorni fa la vignetta di Walter Gropius sulla solita tiritera moralistica riguardo le marce dell’orgoglio – con la sequela di “no al circo”, “non si manifesta col culo in bella mostra”, ecc – e, puntuale come un “blocca profilo” sul Twitter di Gasparri, sui social arrivano le reprimende dei soliti gay perbenisti. No, ragazzi. Non ci siamo. E vi spiego perché. Se non ci fossero state le “carnevalate”, come le chiamate voi – o il circo, se preferite – oggi non potreste esibire, fieri e orgogliosi, bicipiti e pettorali sui social network, mezzi nudi a gennaio magari. Gli stessi dai quali proferite le vostre verità contro chi, in piazza, ci scende per quello che è: con i lustrini, con la sesta di reggiseno (e in borsa i preservativi per taglie forti), con la foglia di fico sul pacco o completamente ricoperto d’argento. Perché a un certo punto della storia, chi da sempre è stato messo ai margini per ciò che era si è detto: “fanculo, io esisto per ciò che sono”. Si chiama autodeterminazione. A Stonewall, da cui tutto è cominciato, si prendevano a manganellate quelle trans che avevano addosso più di tre capi femminili. Fino a quando una di loro – Sylvia Rivera, santa subito e per sempre, aggiungo io – si è scocciata di essere trattata da scarto dalla norma e, di conseguenza, da rifiuto umano. Un sottoposto che parla, ricordiamolo, non è più tale. E il linguaggio non è soltanto atto verbale. Le immagini parlano, urlano. Il nostro corpo anche. Per cui, ribadiamolo, se oggi potete dire che vi piace il pacco del tipo comodamente seduto di fronte a voi in metro, magari fotografandolo pure e dandogli gloria eterna pubblicandone l’immagine su Facebook – ah, a proposito: sarebbe reato – è grazie a chi, anni addietro, ha fatto “circo”. Ciò non significa, ovviamente, dover riprodurre o essere acriticamente d’accordo con un certo tipo di manifestazione del sé. Perché poi entrano in gioco altri fattori, quali l’opportunità del gesto, il cattivo gusto, il successo comunicativo e mille altre varianti. Ma una cosa dovrebbe essere chiara: il rispetto per l’altro/a. E quando giudicate per l’eccesso di “colore” chi manifesta ai pride, attaccate il diritto di quell’individuo di esistere per ciò che è. E il pride è il momento dell’anno in cui ognuno è come è. Stonewall ci dovrebbe aver insegnato questo. E non, invece, che esistono gay di serie A e gay di serie B. Qualcuno dirà: gli etero non capirebbero, non ha senso scandalizzarli. Ebbene, mi pare che in millenni di storia dell’umanità la maggioranza eterosessuale è sempre stata scandalizzata e non mi pare che nella Londra medievale o nella Firenze del Rinascimento si andasse in giro coi carri a far baldoria, capeggiati da orde di Vladimir Luxuria ante litteram. Le cose, a ben vedere, sono cambiate quando l’amore che non osava dire il suo nome lo ha detto a chiare lettere e, soprattutto, lo ha manifestato. Anche con l’eccesso. Non è compiacendo chi vi vede come un errore che guadagnate il diritto alla dignità. Men che mai facendo gli stessi discorsi. Se avete visto film come Milk o Pride avete già capito di cosa sto parlando. Altri sostengono: non è così che si ottengono diritti. E per costoro, anzi, l’esibizionismo ritarderebbe la strada del raggiungimento degli stessi. Basta vedere, a tal punto, i pride di Madrid, Parigi, New York ed altre capitali dell’occidente per capire che non è affatto così: roba che i nostri, in confronti, sono rendez vous per educande cattoliche. Oltre al fatto che, voi che peccate di hybris, avventurandovi in tali deterministiche affermazioni, dovreste dimostrare qual è la relazione per cui se io domani vado in corteo in giacca e cravatta poi Alfano cambia idea e vota sì per il matrimonio. Insomma, ci troviamo di fronte a due modi di pensare. Il primo: esiste una sola “norma” e ciò che non obbedisce ad essa va represso, evitato, possibilmente vietato. E il secondo: esistono tutte le diversità e vanno rispettate, anche se non ci piacciono. Poi ognuno ha la sua identità e bisogna costruire un mondo in cui coabitare in modo pacifico, nel rispetto reciproco. Il pride veicola il secondo messaggio. Il primo è più roba da family day. Chi di voi ha paura della carnevalata o non sopporta il circo, forse dovrebbe interrogarsi su quale manifestazione appoggiare da ora in poi.


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