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L'insostenibile leggerezza del...

Autore: Emanuele Cinell
Pubblicato: 11/02/2011 19:53:08
Categoria: nudismo
Letto: 6874
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È una giornata cupa, il cielo coperto da fitte nuvole grigie non permette di vedere il sole, fortunatamente non piove e non sembra voglia farlo, anche la temperatura dell’aria non è del tutto sgradevole e permette di starsene all’aperto anche senza coprirsi molto, basta una maglietta per proteggersi dalla lieve brezza.
Il mare è agitato, impensabile entrare in acqua, quindi mi siedo sulla spiaggia a osservare l’orizzonte e assaporare il lento scorrere del tempo. È mattina presto, gli altri ospiti del campeggio ancora dormono, sono solo, anzi no, quasi solo: poco distante da me, seduti su alcuni scogli, ci sono dei ragazzi, li ho conosciuti ieri sera, sono arrivati sul tardi e hanno piazzato le loro tende vicino alla mia; sono tre coppie di giovani che hanno programmato la loro estate insieme e stanno girando l’Italia alla ricerca dei paesaggi e dei sapori più antichi e naturali.
Che bello, mi fanno tornare in mente le mie avventure di ragazzo quando, a otto anni, al campeggio montano con l’oratorio, ero l’unico ragazzino che fosse accettato alle gite più impegnative; quando, a dieci anni, giravo per i boschi in piena notte senza torcia; quando, a quattordici anni, insieme con un amico partimmo e ci facemmo una settimana in giro da soli e in autostop; quando a diciassette anni mi feci il corso sub e alla gita finale, nonostante fossero i primi di maggio, mi gettai in acqua senza muta; quando … quando … quando.
Mentre rivivo mentalmente le mie avventure giovanili, i ragazzi vicino a me iniziano a parlare tra di loro. La voce non propriamente bassa e la complicità del vento mi permettono di udire bene quello che dicono: parlano di sesso e lo fanno senza pudore. Non voglio ascoltare, ma non voglio nemmeno spostarmi, così mi concentro sui miei pensieri e sull’osservazione delle onde per non percepire e rubare i loro discorsi.
 
Per un poco il gioco mi riesce ma quando una delle ragazze pronuncia la parola “nudismo”, beh, a quel punto faccio fatica a mantenermi distaccato e, incuriosito, ascolto il proseguio dei loro discorsi. Lei, Luisa, è una ragazza mora, non molto alta, abbronzata e con due occhi neri che colpiscono subito per l’espressività e l’intensità dello sguardo. Fino ad ora era stata in disparte, silenziosa, sembrava che l’argomento in discussione la mettesse in imbarazzo, che non fosse molto contenta di parlarne. Ora è proprio lei che sta proponendo ai compagni, giacché non molto lontano c’è una spiaggia frequentata da nudisti, di andare a vedere e, magari, fermarcisi per passare una giornata in piena libertà.
La prima reazione dei compagni è di stupore, “Ma sei matta!” esclama Raffaella, “Io nudaaaa, mai!” Gli fanno coro Luigi e Michela “No, no, ma che proposte fai! Non siamo dei pervertiti, noi non facciamo queste cose”. Vedo che a Francesco, il ragazzo di Luisa, compare un sorrisino beffardo sulla bocca, mentre Sergio, il compagno di Raffaella, sembra non mostrare reazione.
“Ma ragazzi” riprende Luisa “mettersi nudi sulla spiaggia non vuol necessariamente dire fare cose strane e particolari, non vuol dire esibirsi o cercare incontri di natura sessuale. Mettersi nudi è la cosa più naturale al mondo, mettersi nudi è una cultura, la più antica cultura al mondo!” Vedo che il sorrisino sulla bocca di Francesco si rinforza, comincio a pensare che questa Luisa sia un bel peperino e non sarà facile per i suoi amici resistere alla sua proposta. La cosa, per me che del nudismo ne ho fatto una ragione di vita, a questo punto si fa alquanto interessante. Potrei unirmi al gruppo, ma non voglio influire e preferisco stare a vedere come le cose evolvono, quali saranno le obiezioni e quali le risposte.

La prima a prendere la parola è Raffaella: “Sarà anche la cosa più naturale al mondo, ma a me non interessa vedere altre persone nude, mi fanno sorridere tutti quei cosi che ciondolano a destra e a manca”. “E poi” aggiunge Luigi “io la mia ragazza nuda proprio non la faccio vedere a nessun altro”. “Già” commenta Michela “anch’io non voglio che altri vedano il mio Luigi che se ne gira tutto nudo per la spiaggia, e se poi qualcuna gli fa delle proposte? Né Luigi, poi mica che ti tiri indietro? No, no, mostrarsi nudi è un po’ tradire, io non voglio tradire e non voglio essere tradita!”.
“Scusa Raffaella, ma quei cosi che ciondolano invece ti piacciono e assai quando sono bei ritti, o no?”, interviene Sergio, il ragazzo di Raffaella, con un sorrisone soddisfatto. Raffaella per nulla imbarazzata ribatte “Zitto tu, con quella pancia di certo non potresti metterti nudo!” “Ehm, invero l’ho già fatto in alcune occasioni” “Come l’hai già fatto? Sporcaccione, non mi hai mai detto nulla!” “Guarda, è successo alcuni anni addietro, ancora non ci conoscevamo; non te l’ho mai detto perché non ce n’è mai stata l’occasione” “Ma a me, che sono la tua compagna, non dovevi tenerlo nascosto!” “Ma mica te l’ho nascosto, ripeto, non c’è mai stato motivo di parlarne e non ritenevo opportuno farlo a priori; le cose si dicono quando ne capita l’occasione, quando ne sorge una motivazione, non è un obbligo né una cosa scontata” “Si va beh, hai ragione.”

“Ecco vedete” Luisa riprende il controllo della situazione “Non so se ci avete badato, ma quando voi parlavate a ruota libera di sesso, raccontandovi quello che fate, quello che desiderate, quello che avete fatto ieri sera, beh, io me ne stavo in silenzio, mi tenevo in disparte. Non è che abbia paura a parlare di sesso, tutt’altro, solo che per me il sesso, quello che faccio con il mio uomo, quello che desidero, son cose riservate, cose che preferisco tenere per me, al massimo parlarne con il mio uomo, non sento l’esigenza di pubblicizzarle. Voi, invece, parlate di sesso a ruota libera, senza pudore, senza malignità. Giusto, non dico di no, ma come vi si parla di nudismo vi mettete subito sulle difensive, andate subito a pensare al sesso maligno, all’esibizione, allo scambismo, eccetera; subito immaginate che il nudista sia un sessuomane alla ricerca di nuovi stimoli ed esperienze. No, non è così, anzi spesso è proprio il contrario. Perché voi pensate quello che avete pesato?” “Beh, ma perché i genitali servono per fare sesso, no!” afferma Michela. “Si certo, ma il sesso si fa solo con i genitali?” domanda Luisa. “Ehm, no, in effetti: mani, bocca, occhi e anche l’olfatto fa la sua parte” risponde Luigi. “Si, si, si fa con tutto il corpo” rincalza Raffaella. “Ecco, e allora perché non coprite anche le mani, la bocca, gli occhi, il naso? Lo sapete che in certe culture i genitali non creano imbarazzo all’esposizione ma sussiste l’obbligo, quantomeno per le donne, di non esporre il viso? Perché?” “Ma, non saprei e in effetti mi sembra molto strano!” “Ragazze, provate a pensare, cosa fate quando volete sedurre un uomo? Cosa fate per rendervi interessanti? Per colpire l’attenzione?” “Mi vesto in modo attillato ed evidenzio gli occhi con un trucco adeguato” “Si, si, anch’io, e se questo non basta mi avvicino a lui e lo guardo in modo provocante, magari lascio scivolare una spallina o mi allargo un poco la scollatura” “Ecco, vedete, agite sul coprire, più che sullo scoprire, utilizzate lo scoprire parziale e malizioso, e poi condite il tutto con lo sguardo, perché senza di quello non esiste corpo che regga; il corpo potrà stimolare, ma se non date un segnale difficilmente poi andate a segno. E il segnale non è nello spogliarsi, ma nel guardare”.

“Si, hai ragione, mi hai quasi convinta. Ma… se poi qualcuno mi guarda?” “Scusa, ma non ti capita mai, nella vita quotidiana, d’essere guardata, e non intendo dire vista, ma proprio guardata, scrutata, osservata?” “Si certo che mi capita, mi capita spesso, sono una bella ragazza!” “E cosa pensi? Cosa provi?” “Beh dipende, a volte m’infastidisce, ma in genere mi sento lusingata” “E cosa credi che passi per la testa del tizio che ti sta guardando? “Beh d


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