Autore: EmanueleCinelli Pubblicato: 03/11/2012 17:41:52 Categoria: editoriale Letto: 5346 Rating: 4
Recentemente mi è capitato di leggere articoli che contenevano affermazioni che mi hanno lasciato decisamente allibito:
Naturismo e nudismo si propongono come attività liberatorie, come movimenti di libertà, come espressioni di un qualcosa di diverso dalla società tradizionale, dalla società tessile, da una società in cui le regole imperano, e poi andiamo a imporre tutte queste regole? Dove finisce la libertà? Non ci si rende conto che così facendo ci si macchia degli stessi identici errori che si rimproverano alla società tessile?
Queste affermazioni, e le regole che ne derivano, dimostrano l’incapacità di adeguarsi all’evoluzione dei tempi, evidenziano la volontà del controllo, la tendenza a dare credito solo a quanto piace e fa comodo, danno netta e chiara dimostrazione di quanto ci si faccia dominare dal senso unico.
Esistono delle definizioni enciclopediche, a queste dobbiamo rifarci: nudismo è stare nudi punto, naturismo è amare la natura punto, tutto il resto serve solo a limitare ulteriormente la libertà delle persone, danneggiando i movimenti stessi del nudismo e del naturismo.
Smettiamola con queste regole, smettiamola con queste assurdità, impariamo a ragionare a doppio senso, impariamo ad evolvere. Non è vero, come ho letto negli stessi articoli, che queste regole sono irrevocabili e vanno rispettate solo perché nascono con i movimenti nudista e naturista. Intanto perché non esiste nulla di irrevocabile, perfino leggi e Costituzioni vengono periodicamente modificate, poi perché quelli erano anni in cui imperavano ideologie quali il razzismo, il maschilismo, l’omofobia, ideologie che oggi sono fortemente contrastate e talvolta anche illegali. Integrare e integrarsi questa è il mantra da seguire: allargando la definizione delle cose non se ne disconosce l’origine, ma a questa vi si aggiungono, in rispetto dell’evoluzione naturale delle cose e della natura, altri significati e altri utilizzi.
Analogamente mi ha lasciato allibito l’affermazione che la parola nudismo sarebbe caduta di moda, ma da dove nasce questa affermazione? Chi se l’è inventata questa cosa? La parola nudismo non è uscita di moda, innanzitutto perché non è mai stata una moda, poi perché la parola nudismo non solo è ancora ben presente in qualsiasi dizionario ma anche perché la si trova usata moltissimo da tanti articolisti e blogger. La parola nudismo alcuni nudisti hanno smesso di usarla, sostituendola con quella di naturismo, solo per coprire le loro insulse e inutili paure, per mascherare la loro vergogna verso quello che facevano: solo chi ha vergogna di essere nudo non usa la parola nudismo.
Si deve altresì precisare che, come ho più volte ribadito (“Nudismo e naturismo: sinonimo o contrari?”, “Nudismo e naturismo: la grammatica!”), la parola nudismo non è un’alternativa alla parola naturismo, bensì è un qualcosa di diverso: il nudismo si manifesta ove la nudità sia il fine e non un mezzo, mentre nel naturismo la nudità è solo un mezzo per addivenire ad un fine che, per inciso, con la nudità poco o nulla ha a che fare. Ecco che, per sua manifesta natura, il nudismo male si presta all’imposizione di regole limitatorie: quando stai nudo per il piacere di starci allora sei nudista e stai facendo nudismo, stop!
Il nudismo è aperto a tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne, adulti e bambini, eterosessuali, omosessuali e bisessuali, senza distinzione di razza e di religione, senza attenzione al luogo di pratica o alla tipologia del gruppo in cui si pratica, tanti, pochi o singoli che si sia.
Ecco perché nel nudismo si può vedere la speranza di una futura evoluzione sociale, si può vedere il solo futuro per l’associazionismo naturista, ed ecco perché la parola nudismo va assolutamente rivalutata e usata, altro che andare in giro a dire che è una parola fuori moda.